Accadde a gennaio

…Vita pastorale nella quotidianità…

Era un pomeriggio di mercoledì e avevo deciso di fare visita a due persone ammalate che sapevo avrei trovate a casa da sole, dato che in questo giorno i cristiani si ritrovano nelle comunità di base per la preghiera. Stavo raggiungendo la casa di Eva quando una giovane donna mi ferma e mi dice di avere cominciato. “Che cosa?” mi chiedo in modo silenzioso e cerco di ripassare nella mia mente l’occasione in cui l’abbia incontrata: in ambulatorio? nelle visite nei kigangi( cappelle della parrocchia) durante l’anno del giubileo? o all’incontro dei bambini perché è una responsabile? mi sto ancora interrogando in silenzio quando è lei a svelarmi il segreto: ha iniziato a frequentare la comunità di base vicino casa sua…. allora sì ricordo! una domenica di Dicembre una giovane donna aveva con insistenza bussato alla nostra porta:” Permesso… permesso..!” avevamo appena terminato di pregare le lodi e ci stavamo preparando per la colazione, così vado alla porta cercando di capire che cosa fosse successo, se fosse un ammalato o qualcuno della parrocchia. Era una giovane donna giunta alla nostra porta da un villaggio vicino (8km) per cercare “Una Signora che da 15 giorni di notte mi chiama e mi dice di andarla a trovare”. In una cultura in cui spesso il religioso si compenetra con il magico ho cominciato  a pensare che avrebbe parlato di stregonerie, maledizioni o che altro, invece mi confessa che una signora del suo villaggio le ha suggerito che potesse essere la Madonna e di andare in Parrocchia, per incontrare il Parroco o le Suore. Lei non sapeva cosa fosse una Parrocchia, ha chiesto e le sono state indicate le suore. Sempre di più pensavo che fosse strana, ma con mia sorpresa parlandole capivo che portava dentro un desiderio: probabilmente si stava risvegliando in lei quanto aveva sentito da bambina da una nonna e ora cercava la Madonna. Non l’ha riconosciuta nella statua di fronte a casa (un’imitazione della Pietà di Michelangelo), non l’ha riconosciuta in quella del nostro logo, ma l’ha riconosciuta in una statua lignea della Madonna di Lourdes della nostra Chiesa Parrocchiale. Si è poi fermata per la Messa e io ho ammirato il suo sguardo infantile con cui seguiva tutti i gesti della celebrazione eucaristica. Era come se avesse un appuntamento e alla fine della Messa, cosa non consueta, abbiamo incontrato la catechista del suo Kigango. E adesso? ha cominciato a frequentare la comunità cristiana locale.

 

dall’ambulatorio…

…dieci..venti…trenta…cento dieci… che cosa sta succedendo? stiamo dando i numeri? No sono le persone che in un mese sono arrivate al nostro piccolo ambulatorio provenienti da Bulima, un piccolo villaggio distante circa otto Km.Ogni giorno vedevamo arrivare almeno cinque-sei pazienti da quel villaggio e allora ci siamo chieste che cosa stesse succedendo: lo scorso anno, dallo stesso villaggio abbiamo avuto solo 230 pazienti! Sr Fransiska ed io ci stavamo interrogando sulle possibili cause e alla fine mi sono decisa a porre la domanda ad una donna del villaggio, che mi aveva portato il suo piccolo bambino “E’ forse morto il ganga wa kinieji (il guaritore locale)?” infatti sappiamo che in quel villaggio si ricorre molto alla “medicina” tradizionale e che abita uno dei “ganga” più quotati. “No suora, solo che una persona ha cominciato a dire che voi (e con voi saremmo noi suore) siete riuscite a guarire diverse malattie che l’angustiavano da anni” ecco la risposta, molto semplice, speriamo solo che adesso non confondano noi con i loro guaritori e che anche questa possa essere un’opportunità per incontrare il grande Medico, Gesù Cristo, che con la nostra piccola presenza manifesta la sua potenza.

 

dai giovani…

è terminato il tempo dell’aratura e della semina, si trascorrono ancora poche ore nei campi per togliere le erbe infestanti, ma diverse ore del giorno sembrano libere e “l’ozio-come già dicevano i latini- è il padre dei vizi”. “Che cosa possiamo fare affinchè queste ore possano essere utilizzate al meglio, perché i giovani possano incrementare il loro budget di gruppo, possano imparare un piccolo lavoro (di taglio, di cucito, di preparazione di rosari…) da praticare nei tempi in cui i campi non assorbono tutte le energie ed ore? Così la mente di sr Alessandra ha inventato due giorni (martedì e giovedì) in cui si è resa disponibile, con la collaborazione anche di Edda la postulante, per “insegnare” e fare insieme piccoli lavoretti da vendere poi e con il ricavato creare un fondo per i giovani. Il materiale ci era stato donato in abbondanza con il container proveniente dall’Austria e così piano piano la nostra sala ha cominciato a risuonare del rumore delle macchine a cucine, dei discorsi e anche delle risa dei giovani e delle giovani che qui lavorano.